martedì 22 novembre 2011

Che fine faremo?

LUNEDÌ, 21 NOVEMBRE 2011

Che fine faremo?

Nell'attesa di sapere che fine farà la piattaforma Splinder e quindi il nostro blog, vi comunichiamo un indirizzo provvisorio alternativo.

http://rifondazioneborbonica.blogspot.com/

Acquario e Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli

LUNEDÌ, 19 MAGGIO 2008

Acquario e Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli


AcquarioA Napoli viene chiamato semplicemente acquario, ma in realtà è ben più di questo. Costruito sul finire dell'800 dal tedesco Anton Dohrn, è stato ed è uno tra gli istituti di ricerca sul mare, più importanti al mondo.Oltre ad avere una parte espositiva, con grandi vasche costruite in pietra lavica Vesuviana, si compone di moltissimi ambienti, di cui alcuni ipogei, adibiti al recupero delle tartarughe marine. Nei piani alti del bel edificio, ci sono gli uffici, parte dei laboratori ed in un ala, aperta solo per l'occasione dimaggio dei monumenti, è possibile visitare l'affascinante  museo e l'archivio storico, vera e propria macchina del tempo. 

acquario interno
Da pochi anni è nata una struttura apposita, per la cura e la salvaguardia delle tartarughe marine, il Turtle Point, facente sempre parte del medesimo istituo, ma sito a Bagnoli futura, nell'area dismessa del ex italsider di Bagnoli. 

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In grandi vasche, vengono curate più di una ventina di tartarughecaretta caretta, endemiche nel nostro meraviglioso mare, che per i motivi più disparati, vengono portate da tutta italia in questo centro. Spesso sono vittime dell'ingestione di ami da pesca o di buste di plastica, ormai diventate una presenza costante nelle nostre acque, a causa di un diportismo barbarico. Molte invece presentato, fratture sul carapace, causate da chiglie ed eliche di imbarcazioni, causate spesso dai gitanti marittimi della domenica.


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Questa è Hope, un esemplare di pochi anni di vita, ricoverato a causa di un ingestione di amo da pesca. Mi ha colpito per la sua socievolezza, sembrava volesse comunicare, forse volendo ringraziare il genere umano per averlo salvato, non conscio che se sta li è per causa nostra. Presto sarà reintrodotta in natura, nella speranza che riesca a compiere tutti i 100 anni della sua vita media. In bocca al lupo Hope.

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Questo è stato ribattezzato da me galleggione, perchè dopo aver subito una frattura del carapace e conseguente lesione alla spina dorsale, nella porzione inferiore del guscio, ha problemi vistosi di galleggiamento in acqua. Malgrado sia dal punto di vista sanitario  fuori pericolo, purtroppo non potrà essere più reintrodotto in natura.

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Il Turtle Point, troverà la sua sede definitiva, in questo vecchio ecomostro, definito a mio avviso impropriamente edificio di archeologia industriale. Il mio ringraziamento va a tutto il personale presente nelle varie strutture, per l'ottimo lavoro di ricerca svolto, con il fine di conoscere e preservare l'ecosistema marino. Da non trascurare poi l'aspetto umano, siamo stati accolti sempre con disponibilità e con il sorriso, sentendoci quasi parte integrante di quella grande famiglia, grazie di cuore. Se vuoi contribuire anche tu alla ricerca e dare una speranza alle tartarughe di tornare libere in mare, devolvi il tuo 5 per mille allaStazione Zoologica Anton Dohrn codice fiscale 04894530635, non dimenticare di firmare.
Per prendere contatti vi fornisco alcuni recapiti della Stazione Zoologica
Tel 081 5833111

garibaldi

MARTEDÌ, 31 LUGLIO 2007

garibaldi


 Il garibaldo nasce a nizza nel 1807, secondo di sei figli, "per la serie la mamma dei cretini è sempre incinta". Sin da piccolo dimostra di essere scapestrato e poco incline allo studio. Il padre per toglierselo dalle balle lo iscrive alla scuola di mozzo nel 1821. Nel 1827 si imbarca sulla nave Cortese in viaggio per il mar nero, ma la nave viene assalita dai corsari inchiappettatori turchi che li lasciano letteralmente nudi cantando "ma ndo vai se la banana non ce l'hai". Dopo questo episodio il giovane garibaldo rimase colpito profondamente nel suo intimo e ciò lo fece diventare una personcina caratteriale dai molteplici disturbi della personalità,"oggi curabile con il serenase". Quasi attratto morbosamente, chi sa perchè, tornò spesso da quelle parti e nel 1832 a bordo dellaClorinda subì un altro abbordaggio da parte dei corsari che riconosendolo da lontano dissero "all'attacco a bordo c'è belli capelli". Nel 1833 incontra il massone mazzini che "lo introduce"nella massoneria del grande oriente e diventano "intimi amici".Arruolatosi nella marina sabauda cominciò a rompere i cocomeri, tanto che per premio lo mandarono imbarcato in Brasile, poi tornato in italia disertò e fu condannato in contumacia a morteNel 1837 cominciò a fare il pirata in Brasile ed in America latina, a capo di ergastolani e delinquenti che non disdegnavano ilsaccheggio di villagi e navi e lo stupro e l'omicidio. Il sud america lo mandò via perchè troppo zelante e violento. Nel 1848 pensò bene di tornare a rompere in italia dove era facile menare le mani e fare il porco comodo, partecipò alla I° guerra di indipendenzama quando il re carlo alberto lo seppe, lo scacciò cantandogli"amici mai per chi si cerca come noi". Partecipò a varie rivolte nel centro italia insieme ai "black block" , ma sconfitto dalle truppeaustriache scappò sacrificando la vita della moglie anita e si rifugiò nel regno sabauto. Riconosciuto fu espulso con foglio di via perchè personcina indesiderata e scappò nuovamente in america. Riparato a new york, lavorò nella fabbrica di candele dimeucci e inciuciò con la massoneria locale. Nel 1850 ritornò in italia cantando "e forza italia" e misterisamente si comprò mezzaisola di caprera trasformandosi in ricchissimo contadino, (mi ricorda qualcuno dei tempi nostri, bo chi sà). Nel 1859 partecipò alla II° guerra di indipendenza tentando di conquistare marche e umbria, ma no ci riuscì. Nel 1860 cantando "nu strunz  su mille ce la fa" sbarcò a Marsala, in Sicilia e qui, insieme ai suoi millefacinorosi, prese accordo con i mafiosi delle campagne locali e cominciò la marcia su Palermo. A Calatafimi, tròvo schierate in perfetto assetto da combattimento le truppe Borboniche, in posizione dominate sul campo di battaglia e in soprannumero. I mile si piazzarono al centro e ai lati i picciotti mafiosi comandati nell'ala sinistra da un certo brusca detto o licantrupu e nell'ala di destra da un certo totò reina detto o curtu. I picciotti mafiosi spararono per primi, i Borbonici risposero al fuoco e morirono 19 persone, dopo di che garibaldo "emise un rutto così potente" che le truppe nemiche si ritirarono sgomente e non combatterono più fino alla battaglia del Volturno dopo Napoli. In realtà il generale landi, storico uomo di merda, aveva ordinato la ritirata perchè si era venduto proprio come il terzo scudetto del Napoli al vil marrano del nord, "il re biscotto ovvero savoiardo". Il garibaldo cominciò a girare per le campagne Siciliane scortato dai picciotti della mafia (che finalmente lasciavano le campagne e estendevano il loro potere sulle città) cantando "una terra promessa un mondo diverso dove crescere i nostri pensieri". La gente, presa dalla "sindrome di de filippi del tronista", corse per le strade convinta di avere finalmente la terra promessagli dallo stesso garibaldo, ma siccome la Sicilia era in mano agli inglesi, questi chiesero a garibaldo di mettere tutto  a posto perchè"dopo che si è giocato bisogna risistemare i balocchi". Così il garibaldo ordinò al suo "intimo amico" bixio di andare a Brontead organizzare un nuovo gioco. I garibaldini raccolsero uomini e ragazzi, li misero in fila davanti al plotone di esecuzione e dissero,"mo giochiamo a matrix, noi vi spariamo e voi scanzate le pallottole", ma purtroppo i Borbone "tenevano ancora la dsl e non la fibra ottica", così tutti morirono. Il gioco piacque tanto a garibaldo che lo rifece in tutto il Regno delle due Sicilie. Dopo anche il re biscotto continuò il giochino fino al 1871 cambiandogli per orgoglio il nome, con "caccia al brigante", ovvero venivano iscritti al gioco tutti quelli che gridavano "Napoli,Npoli,Napoli, siamo i tifosi della curva B(Borboni)", poi il resto lo sapete che ve lo racconto a fare.
garibaldi

IL FUTURO RUBATO

IL FUTURO RUBATO

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Rimango perplesso notando che, dopo più di 150 anni, la vile storiografia savoiarda, prevale sulla storia vera. Ciò dimostra una notevole disonestà intelletuale o quanto meno una complice omertà degli storici odierni. Ma la cosa che mi lascia più sgomento, è la mancanza di curiosità e d'interesse dei miei conterranei, per quello che accadde alle nostre terre ed ai nostri avi, in quel periodo nefasto. Noi non possiamo dimenticare, non possiamo gettare nell'oblio, quelle migliaia di vite spese per difendere la libertà delle nostre terre e delle nostre genti. Io punto il dito contro quell'ignobiltà napoletana e siciliana, che si vendette al vile invasore per pochi scudi. Oggi i loro discendenti, ad onta, frequentano il circolo savoia per darsi un tono, vergogna. Io punto il dito contro quella borghesia meridionale, che per aumentare il proprio potere e guadagno, vendette il sangue dei propri fratelli. Oggi i discendenti di quella feccia, vivono tra posillipo e chiaia, atteggiandosi a signori, ma il denaro non compra la signorilità. In fine il mio biasimo va al popolo meridionale, che rimase sopito ed indolente per troppo tempo e che solo tardivamente tentò di reagire al mal tolto e che oggi paga il prezzo maggiore. La beffa più grande è che nelle nostre strade, nelle nostre piazze, campeggiano i nomi di quei bastardi che distrussero il nostro passato ed il nostro futuro. Ad ogni angolo, come il cane che urina per marcare il territorio, ci ricordano che perdemmo e che siamo loro sudditi. Ma io mi chiedo, quando alzeremo la testa dalla polvere, per riprenderci la nostra cultura, le nostre tradizioni, la nostra dignità. Quando torneremo ad essere il sud dei primati positivi e non più negativi. Quando ci toglieremo gli schiaffi dalla faccia, datici da quel nord, dimentico che il suo oggi è stato creato con i nostri soldi ed il nostro sangue e che scarica la sua diossina nel casertano. Quando ci libereremo degli effetti di quella spedizione mercenaria che lasciò padrona delle nostre città la delinquenza. A chi rimarrà sgomento delle mie parole, a chi è ancora affetto dalla sindrome romantica del risorgimento, a chi dice che ormai è passato troppo tempo, io rispondo volentieri. Se si vuole risolvere il problema del sud, si deve permettere alle genti di questi posti meravigliosi, di riappropiarsi della propria identità e dignità, fargli scoprire ed inorgoglire del proprio passato per un futuro migliore. Se si vuole risolvere un problema lo si affronta dalla radice, conoscendone la storia e il come e perchè. Ridateci la nostra Storia e noi ci daremo il nostro futuro.

PERCHE'?

LUNEDÌ, 10 SETTEMBRE 2007

PERCHE'?

perchè
Sempre più mi capita di imbattermi in persone che mi aggrediscono verbalmente, perchè dico le verità su garibaldi e affiliati. Ci tengo a precisare che le cose che scrivo sono documentate e non frutto della mia fervida fantasia. Per questo motivo vi invito a riflettere su alcuni perchè e poi provare a darvi delle risposte. I non superficiali, si leggeranno il post, i più volenterosi e gli amanti del vero avranno così modo di indirizzare le proprie ricerche e a smentirmi se riescono.
Perchè nei mille non vi erano popolani?
Perchè nei mille sono solo presenti 48 siciliani e nessun altro meridionale?
Perchè nei mille erano presenti numerosi stranieri?
Perchè questi stranieri, ungheresi, tedeschi, inglesi, polacchi erano ex ufficiali militari?
Perchè la compagnia che diede a garibaldi i "vapori" per i mille, poi prese possesso della flotta mercantile del Regno Borbonico?
Perchè 1089 mercenari garibaldini, che ufficialmente erano borghesi e non militari, vinsero contro 25'000 soldati Borbonici?
Perchè malgrado i "feroci scontri" citati dagli storiografia sabauda, morirono solo 80 garibaldini?
Perchè nella battaglia di Calatafimi, i Borbonici avevano vinto, ma si ritirarono?
Perchè la flotta militare Borbonica, 3° in Europa non fermò garibaldi a Marsala?
Perchè a Bronte, garibaldi diede l'ordine a bixio di sparare su la folla inerme che gridava viva garibaldi?
Perchè sparirono i soldi del Regno e del Banco di Napoli e dove finirono?
Perchè la situazione finanziaria del piemonte era fallimentare prima del 1860?
Perchè garibalti sbarcò a Marsala con l'aiuto dei picciotti mafiosi?
Perchè garibaldi, liberale e democratico, era iscritto alla massoneria?
Perchè la resistenza meridionale 1860-1870 fu chiamata "Brigantaggio"?
Perchè girava in Sicilia un famigerato "battaglione ungherese" che massacrava la popolazione?
Perchè il segreto di stato è sato posto su molti documenti riguardanti questo evento?
Attendo con ansia le vostre risposte, in particolar modo quelle di "babilonia61" e di "ubaldoriccobono" e dei loro sostenitori.

Nord e Sud

GIOVEDÌ, 20 AGOSTO 2009

Nord e Sud


L'unità d'italia è stata e resta la più grande truffa fatta ai danni del popolo e della nazione Meridionale. Questa non è una visione unilaterale o nostalgica, ma mera analisi storico economica di una serie di eventi annoverati nel nefasto risorgimento italico. La mia è una visione scevra da influenze ideologiche o da visioni romantiche ed edulcorate di quella che fu un invasione, una rapina, un massacro. Ci sono tanti documenti che provano quanto affermo, ma si continua (in larga parte per ignoranza) a portare avanti una visione storiografica del tutto falsa. La cosa che mi fa più specie e che molti laureati in storia e filosofia o comunque con lauree ad indirizzo storico, continuino a perpetrare la farsa. Sembra che le uniche spiegazioni plausibili per tale comportamento siano: 1) Il badare solo al proprio tornaconto, preferendo fare il galoppino della ragion di stato. 2) Per viltà, avendo paura di uscire dalla comoda strada tracciata dagli storici fanfaroni  al soldo dei vincitori. 3) Per mancanza di capacità, essendo più facile limitarsi a fare il copia e incolla delle cose scritte da altri, invece di fare ricerca vera andando negli archivi di stato e non solo. La cosa che più m'indigna e che spesso siano proprio i "dottori" del sud a sostenere queste amenità, negando quello che è un quid facti storico.

Grazie onorevole Castelli

VENERDÌ, 02 MAGGIO 2008

Grazie onorevole Castelli

Roberto Castelli01Questa sera, ho avuto il dispiacere di vedere porta a porta sul mercenario garibardo. E' stata l'ennesima farsa storica, celebrata da molti politici italiani e da quelli che dovrebbero essere degli storici o degli esperti. La vergogna si perpetua, le menzogne continuano a dilagare in televisione e nelle scuole. Ma voi italiani, non siete stanchi di essere presi in giro? Un appello in particolare va ai miei conterranei del sud, cosa aspettate ancora? non ci hanno ancora umiliati abbastanza? Nella trasmissione, un piacione dei beni inculturali, sparava inesattezze, mentre uno storico come petacco, che in altre occasioni aveva detto ben altro, era muto. Continua l'omertà degli storici davanti al potere.  Il generale poi, non ricordava neanche i nomi dei personaggi e sparava grandi amenità sulle capacità militari di garibardo. Ma non ha spiegato come, 1000 battono 90000, perdendo poco più di una decina di uomini, ovviamente è il classico miracolo italiano. Mi trovo poi nell'imbarazzante, ma doverosa posizione di dover ringraziare l'onorevole Castelli, della lega nord, perchè è stato l'unico a riportare delle verità storiche e non storiografiche, anche se ovviamente non ha potuto avere la forza dovuta, nel porre al centro della discussione delle verità incontrovertibili. I giornalisti di porta a porta, specialmente quelli che hanno redatto il servizio sulle differenze del sud e del nord, hanno preso le informazioni sul manuale delle giovani marmotte. Poi si lamentano che Grillo spari a zero sulla loro casta. Sono schifato di tutto questo, sono stanco del fatto che i cattivi vincano sempre e non ci sia mai il lieto fine, sono deluso perchè l'italia non ami le verità e corra scodinzolando dietro al più forte.  Sono disgustato degli intellettuali, che dovrebbero mettere le loro menti eccelse al servizio del paese ed invece sono al soldo dei poteri forti.  Io non voto e non voterò, per questa italietta così mediocre.

Oggi è un buon giorno per morire

DOMENICA, 29 MARZO 2009

Oggi è un buon giorno per morire

toroseduto1 Oggi è un buon giorno per morire, proprio così recitavano i nativi americani quando sentivano il richiamo della morte. Prendevano la loro coperta di pelliccia, ricordo delle cacce giovanili al bisonte e si recavano sotto un grande albero isolato, lontani dallo sguardo della comunità. Le grandi radici della pianta, erano l'ultimo tenero abbraccio di madre terra, che li cingeva prima del trapasso. Le foglie scosse dal vento, erano il metronomo di quegli ultimi attimi di vita terrena, prima di raggiungere il mondo degli spiriti. La vita era in armonia con la natura, è tutto, compreso la morte, faceva parte di un ciclo perfetto.

Oggi è un buon giorno per morire, ma non perché si è vecchi o malati, ma perché la nostra è una non vita. Possiamo usare solo una coperta di pile, perché quella di pelliccia scatenerebbe le ire degli animalisti e degli anticaccia. Come albero ci è rimasto solo quello di Natale, in plastica made in Cina. Non possiamo illuderci di andare a morire in privato, perché oggi si muore al “grande fratello”, possibilmente in diretta. La madre terra ci rifiuta, perché lordata e vilipesa dalle discariche abusive e dai liquami industriali. Le nuvole di fumo che escono dal grande calumet di Acerra, saranno il conto alla rovescia per sapere quanto manca per raggiungere il mondo degli inferi. La vita oggi è in antitesi con la natura, è tutto, compreso la morte, fa parte di un ciclo imperfetto.

Oggi è un buon giorno per morire.

Scritto da un Borbonico chiuso nella sua riserva.

Il Ponte Ferdinando II sul Garigliano

VENERDÌ, 02 GENNAIO 2009

Il Ponte Ferdinando II sul Garigliano

Ponte  ferro GariglianoNella foto è immortalato il ponte Ferdinando II sito sul fiume Garigliano a confine tra la Campania e il Lazio. Voluto dall'omonimo Re Borbone da cui prese il nome, fu finito di edificare nel 1832 dall'ingegnere  Luigi Giura. Il 30 aprile dello stesso anno, il Re Ferdinando II volle inaugurarlo personalmente. Così postosi al centro della campata, fece sfilare in parata, due squadroni di lancieri al trotto e ben sedici traini d'artiglieria. Questa dimostrazione serviva a far rendere conto della bontà dei ferri impiegati per la costruzione del ponte e della sua resistenza. I materiali ferrosi provenivano dalle fabbriche del principeFilangeri Satriano, nella città di Cardinale, che insieme a quella diMongiana, costituivano il fiore all'occhiello delle industrie pesanti presenti in Calabria. Si proprio così, la Calabria Borbonica aveva ilprimato italiano per produzione e numero di operai impiegati, invece ora è terra di vecchi e di malaffare, con i giovani costretti ad emigrare in cerca di lavoro. Il ponte Ferdinando II, fu il primo ponte sospeso a catena di ferro in italia e secondo in europa.


Ponte Ferdinando II
Il 2 novembre 1860, il 6° Battaglione Cacciatori, comandato dal capitano Domenico Buzzelli, con soli 300 uomini difese in ponte e la ritirata delle truppe Borboniche verso la fortezza di Gaeta. Il loro estremo sacrificio rallentò l'avanzata delle truppe piemontesigaribaldesche. Quel gesto fu eroico, ma purtroppo non viene ricordato come i 300 di Leonida alle  Termopili, perchè si sa la storia la scrivono i vincitori. Neanche una lapide a rimembranza di quei martiri, caduti per la loro Terra e per il loro Re. La campata centrale del ponte fu fatta brillare nel 1943 dai tedeschi in ritirata. Restaurato nel 1998 dalla soprintendenza di Caserta, è passato alla soprintendenza del Lazio nel 2007. E' misteriosamente chiuso al pubblico, forse perchè hanno paura che qualcuno lo scopra.

La nave a vapore Ferdinando I

LUNEDÌ, 26 GENNAIO 2009

La nave a vapore Ferdinando I

Ferdinando ISul finire del 700, l'ingegnere statunitense Robert Fulton inventò la nave a vapore. Pochi anni dopo anche l'inghilterra procedeva alla creazione di una nave a vapore. Questo tipo d'imbarcazione serviva per la navigazione delle acque interne e solo nei primi decenni dell'800, si cominciò a navigare anche nei mari ma per rotte brevi e lungo la costa. Questa scoperta fu accolta positivamente nel Regno delle Due Sicilie, tanto che il ministro delle finanze, il principe Luigi de Medici propose al re Ferdinando I di Borbone di avviare il processo produttivo di tali navi. Il Re Ferdinando I, sempre favorevole alle innovazioni per il suo regno, promulgò un regio decreto che prevedeva agevolazioni e privilegi fiscali per chiunque costruisse navi a vapore. Pierre Andriel, costruttore francese, raccolse il guanto di sfida e gli fu affidato con decreto reale l'incarico.  Con capitali privati esteri e napoletani provenienti dalle famiglie nobili, venne posta in essere la società di navigazione Andriel & C. La costruzione della nave venne demandata ai cantieri navali Vigliena di Napoli, dell'armatore Filosa e il varo avvenne in questa città nel 1818. Il piroscafo prenderà il nome del sovrano e si chiamerà ilFerdinando I. Il 27 settembre 1818 il Ferdinando I salpa daNapoli e comincia una crociera internazionale che coprirà un lungo percorso mediterraneo. Le tappe furono: Roma e Civitavecchia nello Stato Pontificio, Livorno, nel Gran Ducato di Toscana, Genova nel regno di sardegna, con ultima tappa a Marsiglia inFrancia. Inutile dire che dovunque arrivasse questa nave, lasciava tutti increduli, perchè nessuno aveva visto nulla del genere. Infatti il Regno delle Due Sicilie coglieva vari record mondiali con questo piroscafo. Era il terzo paese al mondo ad aver intrapreso questo tipo di costruzione navale. Il primo paese del mediterraneo ad aver costruito un piroscafo, il primo paese a coprire una tratta così lunga in mare aperto, il primo piroscafo a solcare il mar mediterraneo, il primo a fare navigazione tra più stati. Come al solito il Regno delle due Sicilie era più avanti di molti altri stati europei, peccato che la storiografia dica il contrario.

Progetto Fondazione Campania Futura

MERCOLEDÌ, 01 DICEMBRE 2010

Progetto Fondazione Campania Futura

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Progetto per la creazione della Fondazione Campania Futura a sottoscrizione popolare. Le finalità della fondazione saranno: 
 
1) Costruzione o acquisizione di impianti di compostaggio e      differenziazione rifiuti sul modello eco compatibile Vedelago.
 
2) Finanziamento di attività di gestione e recupero di beni   culturali.
 
3) Finanziamento di mass media a vocazione meridionalista.
 
4) Finanziamento della produzione (aziende agricole) e del consumo (gruppi di acquisto) di prodotti agricoli a chilometri zero.
 
5) Finanziamento atto alla creazione di una 
Banca Popolare del Sud.

6) Finanziamento per la produzione di energia pulita eolica e solare.
 
Potranno partecipare all'acquisto delle quote societarie e far parte attiva della fondazione tutte le persone comuni, ad eccezione di quelle con precedenti penali, processi in corso, vicinanza a pregiudicati o che occupano incarichi politici ed istituzionali.
 
 
La partecipazione alle decisioni della Fondazione sarà diretta per tutti i soci, che avranno diritto di esprimere un voto per ogni quota posseduta, per un massimo di 100 quote a persona.

Poesia del partigiano Borbonico

MERCOLEDÌ, 25 LUGLIO 2007

Poesia del partigiano Borbonico

Ammu pusato chitarra e tammurre
pecchè sta musica s'adda cagnà,
simmo briganti e facimmo paure
e cù à scuppetta vulimmo cantà.

E mò cantammo nà nova canzona
tutta la gente se l'adda 'mparà,
nuie cumbattimm p' ò re Burbone
e à terra nosta nun s'adda tuccà.

Chi ha visto ò lupo  e s'è miso paure
nun sape buono qual è à verità,
ò vero lupo ca magna e criature
è ò piemuntese c'avimm' a caccià.

Tutte 'e paise d' 'a Basilicata
se sò scetate e vonno luttà,
pure 'a Calabria s'è arrevotata
e stu nemico facimmo tremmà.

Femmene belle ca date lu core
si lu brigante vulite aiutà,
nun lo cercate scurdateve ò nome
chi ce fa guerra nun tiene pietà.

Ommo se nasce, brigante se more
e fino all'urdemo avimm' a sparà,
ma si murimmo menate no sciore
e 'na preghiera per sta libertà.

Dedicato a tutti i caduti per la libertà del Regno delle Due Sicilie, che non verranno mai commemorati come eroi ma solo come comuni briganti.

Ho scoperto la tomba di Tutan Munnez.

LUNEDÌ, 20 OTTOBRE 2008

Ho scoperto la tomba di Tutan Munnez.

m2Domenica mi sono concesso un escursione bucolica nel casertano, per rimirare i bei panorami e per sentire il profumo dell'aria alla diossina, che contraddistingue queste terre. Mentre guardavo una mandria di bufale che pascolava serena in un prato di erba chimica, i miei occhi si sono soffermati a guardare l'orizzonte. Non ho potuto fare a meno di notare una grossa massa scura, lunga circa 560 Mt. e alta come un palazzo di cinque piani. Non poteva essere una collina, vista la natura pianeggiante dei luoghi, ma sicuramente doveva essere un manufatto di natura antropica. Spinto dalla mia curiosità da primate, ho deciso di svelare cosa fosse quella sagoma scura che ricordava un ciclope assopito.
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Una volta avvicinatomi, sono rimasto affascinato nello scorgere una struttura piramidale a gradoni in perfetto stato conservativo. Il lato corto misura più di 300 Mt. e si presenta articolata in tre terrazze sovrapposte. La piramide di Sakkara è un piccolo tumulo a confronto di questo imponente e maestoso monumento.
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Come si nota dal confronto fotografico, la struttura della piramide di Sakkara (a sinistra), è molto più banale e sotto dimensionata rispetto a la misteriosa opera architettonica (a destra).  Quest'ultima presenta numerose scalinate che permettono di accedere ai tre livelli e una decorazione floreale costituita da alberi che impreziosiscono le terrazze della struttura.
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Ho notato che alla destra del grande mausoleo, si staglia un corpo, evidentemente non ancora ultimato, costruito con la tecnica del opus derelictaes anche esso di dimensioni imponenti, ma ancora allo stato grezzo. Questo ci permette di capire cosa è stato utilizzato per edificare le strutture. Non si tratta del solitotufo giallo, ne del pappamonte. Non è neanche travertino ogranito, ne roccia calcarea, ma da una prima analisi, sembra essere un materiale endemico molto diffuso, che giustifica l'edificazione di tali enormi e magnifiche costruzioni. Il materiale nello specifico viene chiamato in loco munnezz, in latino si può definire res derelictaes. Non vi nascondo che ho pianto lungamente, commosso dinanzi a tale beltà.