martedì 22 novembre 2011

I campi di sterminio dei savoia, la prima strage di stato

SABATO, 29 SETTEMBRE 2007

I campi di sterminio dei savoia, la prima strage di stato




Si è sempre creduto che le uniche colpe di cui si coprirono gli ignobili savoiafossero riconducibili alle 2 guerre mondiali, l'uso diarmi chimiche nelle guerre coloniali e non solo, la firma delle leggi raziali ed il fascismo. Ma i savoia fecero di molto peggio. Durante e dopo l'annessione del Regno delle due Sicilie si manifestò un problema inaspettato. I soldati Borbonici rimanevano fedeli al loro re e visto che per motivi di immagine non potevano essere massacrati sul posto, si decise di allestire per loro unaSOLUZIONE FINALE. Furono trasferiti al nord tra milano genova e torino in appositi CAMPI DI CONCENTRAMENTO, con una sola certezza, dovevano entrarci in piedi ed uscirci stesi. L'italia era ormai unita e quelli erano italiani, ma italiani di serie B. Solo la fortezza delle finestrelle, ora emblema del piemonte e di torino, ingoiò tra 2500 e 5000 soldati Borbonicirisputandone spesso corpi esanimi. Il numero ufficiale dei morti nei LAGER è ancora coperto dal segreto di stato, malgrado questo decada dopo 50 anni, ma in fondo ne sono passati solo 170. Visto che alcuni dubitano su quanto scrivo vi allego il carteggio trà cavour e il generale lamarmora, riguardante questa tematica e anche la bibliografia, aspetto vostri commenti e domande.

lettera di Cavour a Farini, luogotenente a Napoli, datata 21 novembre 1860, n. 2551 vol. III:"Carissimo amico. Io vi prego a nome pure dei miei colleghi arifletterci ancora sopra prima di spedire qui tutte le truppe napoletane che il Papa e i Francesi ci restituiscono, è, a parer mio, atto impolitico sotto tutti gli aspetti. Il trattare tanta parte delpopolo da prigionieri non è mezzo di conciliare al nuovo regime le popolazioni del Regno. Il pensare di trasformarli in soldati dell'esercito nazionale è impossibile e inopportuno. Pochissimi consentono ad entrare volontariamente nel nostro esercito, ilcostringerli a farlo sarà dannoso anziché utile almeno per ciò che riflette gran parte di essiHo pregato Lamarmora di visitare lui stesso i prigionieri che sono a Milano. Lo fece con quella cura che reca nell'adempimento di tutti i suoi doveri. Poscia mi scrisse dichiarandomi che il vecchio soldato napoletano era canaglia di cui era impossibile trarre partito; che corromperebbe i nostri soldati se si mettesse in mezzo a loro. Credo che bisogna fare una scelta, mandare a casa tutti quelli che hanno piú di due anni di servizio, dichiarando loro che al menomo disordine sarebbero richiamati sotto le armi e mandati a battaglioni di rigore. Tenere sotto le armi quelli che non hanno compiti due anni di servizio e quelli fonderli nei reggimenti,costringendoli a servire per amore o per forza. Vi prego di comunicare queste idee a Fantiinvitandolo a nome del Consiglio a soprassedere almeno per qualche tempo dallospedire a Genova quegli ospiti incomodi... Vi mando la lettera di Lamarmora sui prigionieri Napoletani... ".

la lettera di lamarmora
"... Non ti devo lasciar ignorare che i prigionieri Napoletani dimostrano un pessimo spirito. Su 1600 che si trovano a Milanonon arriveranno a 100 quelli che acconsenton a prendereservizio. Sono tutti coperti di rogna e di vermina, moltissimi affetti da mal d'occhi... e quel che è piú dimostrano avversione a prendere da noi servizio. Jeri a taluni che con arroganza pretendevano aver il diritto di andar a casa perché non volevano prestare un nuovo giuramento, avendo giurato fedeltà a Francesco secondo, gli rinfacciai che per il loro Re erano scappati, e ora per la Patria comune, e per il Re eletto sirifiutavan a servire, che erano un branco di carogne cheavressimo trovato modo di metterli alla ragione. Non so per verità che cosa si potrà fare di questa canaglia, e per carità non si pensi a levare da questi Reggimenti altre Compagnie surrogandole con questa feccia. I giovani forse potremo utilizzarli, ma i vecchi, e son molti, bisogna disfarsene al piú presto".

del Carteggio di Cavour, La Liberazione  del Mezzogiorno, Zanichelli

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