martedì 22 novembre 2011

Lettera aperta a Rizzo Sergio e a Stella Gian Antonio

Carissimi Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella,
 
leggendo il vostro articolo del 17/04/2010 sul Corriere della sera, intitolato: “Da santo a quasi terrorista La parabola di un'icona”, ho tristemente appreso che siete stati nominati quali cerberi del risorgimento dalla vostra testata. Dispiace sapere che i grandi autori della “Casta”, così puntuali e precisi nel descrivere un sistema così corrotto e  auto referenziale, siano stati designati a “difendere” chi non merita la loro arguzia e bravura. Iniziando a declamare il vostro articolo mi imbatto in una puntigliosa affermazione che fa ben sperare in un vostro approfondito studio preparatorio, per la stesura di detto articolo a riconferma se mai ce ne fosse stato bisogno, della vostra professionalità. Cito testualmente: “E quando mai è stato il Mezzogiorno la terza potenza mondiale?”. Giusta obiezione, una affermazione fuori luogo, evidentemente proclamata da qualche zelante nostalgico di quel bel regno. Rimane pur vero però che il Regno delle due Sicilie era da considerarsi tra le prime potenze Europee e il primo in Italia in quel momento storico, come riportato negli Annali Statistici dell'epoca che voi sicuramente avrete letto. Ma ecco palesarsi davanti ai miei occhi un altra edotta affermazione sull'italico patrimonio ferroviario: “Mario Costa Cardol ricorda che .….... e infine veniva l' ex regno napoletano, con 98”. Evidentemente il Regno di Napoli, per la morfologia del suo territorio prevalentemente montuoso e per l'estensione delle sue coste, aveva scelto la via del mare per i commerci e per i trasporti, potendo contare su di una grande flotta mercantile a differenza del “mediterraneo” Piemonte, obbligato geomorfologicamente ad altre scelte. Peccato però che questa notizia sia smentita da quanto statuito negli Annali Civili del Regno delle due Sicilie del 1860 che voi avrete certamente  letto. Andando avanti nella lettura trovo scritto “Borboni”, ma non è un errore grammaticale? A me risulta che i cognomi non si volgono al plurale, quindi la dizione esatta è Borbone, errore in cui incorrono numerosi storici e giornalisti. Ma andiamo avanti nella lettura e finalmente si cita uno Storico degno di nota ovvero Denis Mack Smith, che effettivamente simpatizza per Garibaldi, ma che lo descrive anche come al soldo della perfida Albione(Inghilterra), vera autrice e organizzatrice della conquista del Sud e che narra di una conquista fatta non certo per il perseguimento di alti valori unitari. Presumo che abbiate letto anche tutti i libri di Denis Mack Smith in proposito. Ad affermare poi, che Garibaldi era un terrorista ed un mercenario non sono io o qualche nostalgico, ma il diritto internazionale di oggi e di allora e le varie condanne a morte, emesse da  vari stai e per svariati reati commessi dal generale nizzardo, che voi ovviamente conoscerete. Per brevità mi limiterò a sintetizzare il resto dell'articolo che si limita a fare l'apologia di Garibaldi, adducendo le più banali motivazioni quali: il numero di libri, statue, film, epigrafi o citazioni pseudo storiche fatte da non so chi e alla di lui memoria dedicati, cosa comune a tutti gli eroi di regime. La ciliegina sulla torta poi è la citazione del grande Montanelli: “S' imbarcò alla chetichella e, delle personalità piemontesi, il solo Persano venne a dirgli addio”, mai affermazione fu così falsa ed io lo posso dimostrare, ma voi? Vi siete scagliati con sacro ardore contro il “tabaccaio di Gaeta”, ma voi siete sicuri di essere più “storici” di lui? Lo Storico è colui che studia dai documenti e non dalla storiografia del vincitore, lo storico è colui che fa ricerca attiva e non si limita a citare le nefandezze letterarie altrui, guardano una vuota laurea in lettere e filosofia affissa al muro. Vi lascio con l'augurio di tornare a leggervi in scritti che sembra si confacciano più alle vostre corde. Non me ne vogliate per questa mia, vi porgo i miei affettuosi saluti.
 
Sergio

http://archiviostorico.corriere.it/2010/aprile/17/santo_quasi_terrorista_parabola_icona
_co_9_100417019.shtml

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