Le stragi di Pontelandolfo e Casalduni del 14 Agosto1861
Buona parte del Sannio e del Molise e della Terra di lavoro, era insorto alla dominazione savoiarda, malgrado l'unità del regno d'italia fosse stata dichiarata da tempo. Nei pressi di Casalduni ePontelandolfo, due paesi di circa 5000 anime, operava un folto numero di Partigiani, guidati da ex ufficiali e sottoufficiali dell'esercito Borbonico, con il pieno appoggio delle popolazioni locali. Nei giorni che precedono questa cronaca, ci furono le solite fucilazioni perpetrate dai feroci bersaglieri dell'esercito invasore e le reazioni a questi eccidi ingiustificati, da parte della Resistenza, che causò morti trà le fila dei soldati nordisti. La reazione delle alte sfere di comando savoiarde non si fece attendere, vi riporto fedelmente da documenti dell'epoca. Il 12 agosto al maggioremelegari fu ordinato di presentarsi dal generale cialdini; con solerzia si recò alla luogotenenza, dove lo ricevette il generalepiola-caselli, che lo fece accomodare e gli disse: "Maggiore, lei avrà sentito parlare di sicuro del doloroso ed infame fatto di Casalduni e Pontelandolfo; ebbene, il generale cialdini non ordina, ma desidera che quei due paesi debbano fare la fine di Gaeta, ossia devono essere rasi al suolo ed i suoi cittadini massacrati. Ella, Sig. Maggiore, ha carta bianca ed è autorizzata a ricorrere a qualunque mezzo, e non dimentichi che il generale desidera che siano vendicati i soldati del povero bracci. Infligga a quei due paesi la piú severa delle punizioni e ai suoi abitanti faccia desiderare la morte. Ha ben capito?" Il melegari rispose:"Signorsí, so benissimo come si devono interpretare i desideri del generale cialdini.". Già da questa premessa, si capisce come i sudditi meridionali venissero considerati italiani a tutti gli effetti e si evince anche come si intendeva pacificare e unire la bella italia sotto un unico vessillo. Il 14 agosto melegari ed i suoi quattrocento macellai avevano raggiunto Casalduni e dopo averla circondata, cominciarono il massacro. Riporto la cronaca: " Le quattro compagnie ebbero il comando di carica alla baionetta dal melegari e cominciarono la carneficina ed il saccheggio delle case e delle chiese come erano soliti fare per poi passare ad incendiarle. La prima casa ad essere bruciata fu quella del sindaco Ursini, indicata alla truppa dal traditore Tommaso Lucente da Sepino. Sentendo gli spari e le grida dei bersaglieri, i pochi rimasti in paese uscirono quasi nudi; cercavano la montagna e trovarono la morte, infilzati dalle baionette dei piemontesi.". Ma questo pauroso episodio non finisce qui, il maggiore melagri è scontento, perchè hanno ucciso solo poche centinaia di persone, visto che la popolazione era stata avvisata in tempo e si era data in gran parte alla macchia. Così decide di inviare il tenente mancini aPontelandolfo, per sapere come era andata li al colonnello negri. Il tenente mancini tornò dopo un ora riportando quanto segue:"Possiamo tornarcene a San Lupo il colonnello negri ha distrutto completamente Pontelandolfo. Ho visto mucchi di cadaveri, forse cinquecento, forse ottocento, forse mille, una vera carneficina!", è il vile melagri rispose: "Ci hanno fregati quelli del 36° fanteria!",affranto perchè il suo collega aveva macellato più civili inermi di lui.
continua........
Nessun commento:
Posta un commento