La carestia che venne dal Nord chiamata unità.
Il bilancio del Regno di Napoli era stato sempre in attivo e uno dei suoi punti di forza era il controllo del debito pubblico con l'eccellente e fruttifera Rendita Napoletana. Ma le sorti del Regno erano destinate a cambiare di li a poco con l'arrivo del mercenario Garibaldi e della sua orda barbarica in quel di Sicilia. La riprova della nefandezza distruttiva di queste genti sta nel fatto che dal momento dello sbarco a Marsala (maggio) all'estate del 1860, ovvero in meno di 3 mesi, il bilancio dello Stato Borbonico cominciava a entrare in deficit. Le motivazioni non sono da trovare meramente nella pur breve guerra che ne conseguì, ma nella politica predatoria e mercenaria posta in essere dal novello colonizzatore su mandato piemontese. Il Tesoro Napoletano fu gravato di tutte le folli spese intraprese dal governo dittatoriale e per il mantenimento del esercito garibaldino prima e per il congedo dello stesso dopo. Come se non bastasse, nei mesi successivi furono messe a carico dei napoletani anche le spese di mantenimento dell'esercito piemontese e dei marinai delle flotte inglesi e francesi che aiutarono gli invasori. Il Regno Borbonico si trovò quindi ad esborsare una ingente quantità di denaro, ma senza avere la possibilità di approvvigionarsi di nuove risorse finanziarie a compensazione. Infatti una politica volta al depauperamento delle finanze napoletane, cominciata durante la prodittatura garibaldina e perpetuata durante i governi luogotenenziali, aveva bloccato ogni forma di entrata per le casse dello stato. Non arrivavano più risorse dalla dogana, dalle poste e dalle tasse di registro. Anche le imprese pubbliche e private, furono colpite da questa sventura unitaria. I Traffici mercantili dal porto di Napoli, primo per movimento merci nel Mediterraneo, furono praticamente azzerati a causa della repentina cessazione dei rapporti commerciali con l'estero. I fallimenti diventarono una triste novità all'ordine del giorno, esempio emblematico furono gli l'opifici di Sora, costretti a fermare nel settembre del 1860 la produzione per mancanza di materie prime. L'arsenale di Castellammare, fiore all'occhiello della cantieristica Borbonica, venne immotivatamente chiuso e il suo numeroso personale fu licenziato.
continua ......
Sergio
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