Oggi è un buon giorno per morire
Oggi è un buon giorno per morire, proprio così recitavano i nativi americani quando sentivano il richiamo della morte. Prendevano la loro coperta di pelliccia, ricordo delle cacce giovanili al bisonte e si recavano sotto un grande albero isolato, lontani dallo sguardo della comunità. Le grandi radici della pianta, erano l'ultimo tenero abbraccio di madre terra, che li cingeva prima del trapasso. Le foglie scosse dal vento, erano il metronomo di quegli ultimi attimi di vita terrena, prima di raggiungere il mondo degli spiriti. La vita era in armonia con la natura, è tutto, compreso la morte, faceva parte di un ciclo perfetto.
Oggi è un buon giorno per morire, ma non perché si è vecchi o malati, ma perché la nostra è una non vita. Possiamo usare solo una coperta di pile, perché quella di pelliccia scatenerebbe le ire degli animalisti e degli anticaccia. Come albero ci è rimasto solo quello di Natale, in plastica made in Cina. Non possiamo illuderci di andare a morire in privato, perché oggi si muore al “grande fratello”, possibilmente in diretta. La madre terra ci rifiuta, perché lordata e vilipesa dalle discariche abusive e dai liquami industriali. Le nuvole di fumo che escono dal grande calumet di Acerra, saranno il conto alla rovescia per sapere quanto manca per raggiungere il mondo degli inferi. La vita oggi è in antitesi con la natura, è tutto, compreso la morte, fa parte di un ciclo imperfetto.
Oggi è un buon giorno per morire.
Scritto da un Borbonico chiuso nella sua riserva.
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